"Fabio Giovara" ...Uno Di noi!

Tratto dall'intervista pubblicata sulla "Gazzetta D'Asti" 11 novembre 2020

Fabio Giovara, 24 anni, è un giovane imprenditore agricolo di Tigliole. All’attività da studente universitario di Agraria a Grugliasco Fabio affianca la conduzione della sua azienda agricola e, insieme al fratello Francesco, la gestione del Parco della Lipu di Tigliole. Il suo progetto futuro è quello di collaborare con altre imprese per creare una filiera sostenibile di prodotti buoni e sani. Con lui abbiamo parlato delle sue prospettive future e del ruolo dei giovani in agricoltura.

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Come sei entrato nel mondo dell’agricoltura? Hai scelto questa strada per via dei tuoi genitori?

“Mio nonno un po’ di terra l’ha sempre avuta ma essendo un assicuratore la coltivava come attività secondaria. È da lui che ho preso la passione per l’agricoltura. I miei genitori, invece, fanno professioni diverse. Mia madre è insegnante, mio padre è medico. Mio fratello, anche lui studente, è apicoltore. Sono stato il primo a puntare sull’agricoltura come attività principale e passo dopo passo ho ampliato l’azienda avendo a disposizione i fondi di investimento del Psr (piano di sviluppo rurale, ndr). Per adesso sono l’unico titolare e unico lavoratore”.

Cosa ti ha spinto a cimentarti in questo mestiere, visto che la tua famiglia aveva altre occupazioni?

“La passione l’ho sempre avuta, da quando sono nato vivo sui trattori. Li guidavo già da piccolo. La spinta mi è stata data con l’opportunità di accedere al Psr, un aiuto sostanziale che mi ha permesso di ristrutturare l’azienda e il parco macchine”.

Di cosa produci nella tua azienda agricola?

“Attualmente sia cereali che nocciole che vendiamo all’ingrosso grazie al contratto con la Novi. Stiamo preparando però un laboratorio per la trasformazione delle nocciole e una collaborazione con altre aziende come la mia che vogliono puntare su un’agricoltura più sostenibile. Abbiamo in mente un bel progetto per arrivare a produrre cibo veramente sano, tra cui farina, passate di pomodoro e pasta. ”.

Cosa puoi dirci di questo progetto?

“Per ora è tutto abbozzato, non voglio parlare di cose che non esistono, ma vorremmo trovare un modo per creare una rete di imprese e interagire l’uno con l’altro dandoci una mano. L’idea è

ripartire le varie lavorazioni dei prodotti in più aziende, tutte in provincia di Asti. Nella mia azienda pensiamo di produrre pasta di grano duro e lavorati delle nocciole, in un’altra azienda legumi e farine, in un’altra ancora passata di pomodoro e conserve. Attualmente, anche causa covid, non abbiamo ancora costituito nulla, ma speriamo di delinearci nel prossimo anno. Sarà un qualcosa molto lontano dalla classica azienda agricola a conduzione famigliare da generazioni in quanto i titolari delle altre realtà torneranno a prendersi cura della terra provenendo da ambiti lavorativi e formazioni professionali molto diverse ma con un'etica di fondo chiara: produrre cibo sano e buono in modo sostenibile ”.

Come vorresti vedere la tua azienda svilupparsi nei prossimi anni?

“Dobbiamo uscire dall’ottica di un’agricoltura industriale, non abbiamo territori per fare agricoltura americana. In un territorio così ricco dal punto di vista ambientale e paesaggistico avremmo grandissime potenzialità. Vedo un sacco di terreno sprecato per fare del mais da industria o grano da vedere all’ingrosso per i mangimi. Al primo posto bisogna mettere la sostenibilità, al secondo la vendita al dettaglio per tagliare fuori la grande distribuzione. In questo la collaborazione tra le aziende è importante. Se non collaboriamo non si va da nessuna parte. Vedo il futuro dell’agricoltura in questo modo, non lo vedo invece se si seguono i sistemi dell’agricoltura moderna e convenzionale”.

 "Danilo Bussi"